Un gradito ritorno nello storico teatro della Capitale. Vincenzo Salemme porta in scena uno spettacolo, ironico, divertente e che coinvolge il pubblico.
Dopo il successo della scorsa stagione Una festa ESAGERATA…!, commedia scritta, diretta e interpretata dall’attore napoletano, con Nicola Acunzo, Vincenzo Borrino, Antonella Cioli, Sergio D’Auria, Teresa Del Vecchio, Antonio Guerriero, Giovanni Ribo’, Mirea Flavia Stellato, resterà in scena fino a domenica 28 gennaio.
Si tratta di un testo che coniuga la naturalezza della recitazione a una comicità a volte farsesca e irriverente. Partendo dal mix di miseria e nobiltà che c’è in ognuno di noi, Salemme punta tutto sulla sua ben nota capacità di far riflettere il pubblico utilizzando l’arma del sorriso. Il risultato è uno spettacolo che sa unire la leggerezza a una sintassi narrativa teatrale più classica e che, senza fare sconti a nessuno, accende la luce su contraddizioni, debolezze e pregiudizi dell’animo umano.
Si tratta di un testo che coniuga la naturalezza della recitazione a una comicità a volte farsesca e irriverente. Partendo dal mix di miseria e nobiltà che c’è in ognuno di noi, Salemme punta tutto sulla sua ben nota capacità di far riflettere il pubblico utilizzando l’arma del sorriso. Il risultato è uno spettacolo che sa unire la leggerezza a una sintassi narrativa teatrale più classica e che, senza fare sconti a nessuno, accende la luce su contraddizioni, debolezze e pregiudizi dell’animo umano.
Le scene sono di Alessandro Chiti, i costumi di Francesca Romana Scudiero, le musiche di Antonio Boccia, il disegno Luci di Francesco Adinolfi. Produzione esecutiva Valeria Esposito per “Chi è di scena”, Gianpiero Mirra per “Diana or.i.s.”
“Ho scritto questo testo a maggio del 2016 – racconta Salemme – ma l’idea di partenza risale a qualche anno addietro. Da quell’idea iniziale ad oggi ho scritto, nel frattempo, L’astice al veleno, Il diavolo custode e ho riscritto una vecchia commedia: Sogni e bisogni. Tre spettacoli in cui ho tentato una strada diversa da quella della commedia di stampo più classico. Ho provato, cioè, a mescolare insieme la struttura drammaturgica e un linguaggio più consono alla rivista, allo show. Ho provato, cioè, ad usare i miei testi non più come testi a tutto tondo, compiuti, ma più come canovacci all’interno dei quali “scorrazzare” liberamente, senza vincoli di tempo, di azione e di luogo e, soprattutto, senza vincoli di coerenza stilistica e narrativa. Era un tentativo per avvicinare i più giovani al teatro, il tentativo di farli sentire a proprio agio in una realtà che troppo spesso credono superata, vecchia e polverosa”.
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