Tiberis. L’altra faccia del Tevere è il terzo libro di Matteo Luciani, ecobiologo e fotografo, che racconta con una selezione di oltre 130 foto a colori e un ampio reportage narrativo il lungo corso di questo grande fiume.
Il libro racchiude la storia di un viaggio durato tre anni alla scoperta del fiume dell’Urbe, “un inedito progetto dedicato alla profonda essenza del Tevere, per fare luce su un Tevere diverso e autentico allo stesso tempo”, al fine di ampliare i nostri orizzonti e sfatare la percezione comune che la maggior parte delle persone ha di questo fiume: un corso d’acqua esclusivamente simbolo di degrado e negatività. “Un Tevere che nell’immaginario comune non esiste e che è possibile scovare solo se siamo disposti ad aprire i nostri occhi, la nostra mente e il nostro cuore, riconciliandoci non solo col fiume, ma anche con noi stessi e con lo splendido territorio in cui abbiamo ancora la fortuna di vivere”.
Matteo Luciani ha percorso gran parte dei 406 chilometri lungo i quali si snoda il fiume, dalle sorgenti fino alla foce, raccontando un aspetto del Tevere rimasto nell’ombra “nonostante il forte impatto antropico che nel corso del tempo ha interessato gran parte del bacino tiberino sopravvivano ancora frammenti di ambienti integri e ricchi di biodiversità che garantiscono al fiume un grande valore dal punto di vista ecologico, naturalistico e paesaggistico”. Ma anche il suo percorso interiore che lo ha portato a definire il Tevere come “un’opportunità per conoscere noi stessi e liberarci dalle nostre catene di onnipotenza, riportandoci al nostro vero e unico posto… un luogo in cui non siamo il Tutto ma facciamo indissolubilmente parte del Tutto”.
Un viaggio incredibile in cui foto e testi si intrecciano, raccontando una storia ricca di personaggi e luoghi straordinari.
Dalle sorgenti avvolte nelle faggete del Monte Fumaiolo, il Tevere è inizialmente un piccolo corso d’acqua che dall’appennino Tosco Romagnolo, scende a valle verso la Toscana con i suoi riflessi “poetici”, proseguendo verso l’Umbria dove il corso cambia, diventando man mano sempre più lento e possente. Tra i molti luoghi del tratto umbro, il fiume attraversa le selvagge gole del Forello dove “si prende una grandissima rivincita estetica”, fino al lago di Alviano in cui “le numerose specie animali creano un’autentica orchestra di canti, in un dipinto fatto di colori che si mescolano e mutano in continuazione. Mutano, cambiano forma, ma la sostanza è sempre la stessa e senza di essa tutto sarebbe piatto, asettico, privo di senso, una sostanza che si chiama Biodiversità. Una sostanza da cui dipende la vita sulla Terra, anche la nostra”. Dall’Oasi d’Alviano il Tevere si appresta a entrare nel Lazio, passando per la Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere Farfa, attraverso luoghi che hanno riportato a galla alcuni ricordi rimasti nel cuore dell’autore.
L’arrivo a Roma è l’occasione per riscoprire la natura del tratto urbano del fiume, che nell’ultimo secolo è stato allontanato dalla quotidianità dei cittadini, soprattutto dopo la costruzione dei muraglioni. Nonostante ciò, tra i suoi muraglioni riverbera ancora la bellezza della natura e, come nota Luciani “sopra i muraglioni regna il rumore del traffico e delle attività umane mentre sulle sponde del fiume esiste ancora la possibilità di essere proiettati in un contesto che rallenta improvvisamente il ritmo frenetico della nostra quotidianità. […] Non avrei mai pensato che bastasse scendere una scala per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e da chi dipendiamo”.
Infine il Tevere si unisce al mare e l’autore, dopo aver fatto altri straordinari incontri a cui sono seguite molte riflessioni, lascia un importante messaggio di speranza per le presenti e future generazioni.
Per Vito Consoli, direttore della Direzione Capitale Naturale, Parchi e aree protette della Regione Lazio, e autore della prefazione del libro, “questo libro ci ricorda come la natura da scoprire, da amare e da tutelare non dobbiamo cercarla necessariamente in paesi e ambienti esotici, ma possiamo trovarla anche a casa nostra e persino in quei luoghi che più hanno accompagnato la nostra storia, fino a diventarne protagonisti”.
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