di Anna Astrella
Grande interesse per la mostra di Lucia Heffernan allestita fino al prossimo 16 ottobre nei Musei di San Salvatore in Lauro. Le quaranta opere testimoniano la costante ricerca ed esplorazione del mondo animale, a cui l’artista cerca di dar voce, facendo luce su di esso attraverso le emozioni tipiche degli esseri umani. Immaginando come potrebbero comportarsi gli animali se si trovassero in situazioni umane, la Heffernan genera un incontro tra la sensibilità animale e quella umana dando origine a un immaginario stravagante e teatrale. RomArt Gallery ha incontrato la pittrice per scoprire qualcosa in più dei suoi interessanti lavori.
Che cosa ritrae, animali o emozione umane? Dove finisce l’animale e dove inizia la persona?
“In realtà ritraggo emozioni umane. Ma allo stesso tempo, si sa così poco delle emozioni animali, che per lo più possiamo solo fare delle ipotesi: forse il confine tra l’animale e l’umano è più labile di quanto pensiamo”.
La tradizione di rappresentare gli esseri umani attraverso gli animali è antica: da Miss Potter a Orwell. Dove si inserisce il suo lavoro? E dove vuole arrivare?
“Credo di trovarmi a metà strada. Mi identifico di più con Potter, che ha ritratto gli animali in situazioni stravaganti e deliziose, come la signora Tiggy-Winkle. Già semplicemente il nome suggerisce leggerezza e gioco. Orwell era più politico e rappresentava un messaggio molto più serio attraverso i suoi animali.
In genere non faccio politica con il mio lavoro, e quando lo faccio è per scherzare un po’, piuttosto che per lanciare un messaggio molto serio. E anche se il mio lavoro può comprendere contenuti più adatti agli adulti rispetto a quelli di Potter, preferisco portare lo spettatore verso il mondo che mi piace, quello dell’estro, dell’immaginazione e dell’umorismo. Voglio che il mio lavoro faccia ridere e sorridere”.
Come nasce una serie: chi le dà l’ispirazione?
“Potrei rispondere in due modi.
Chi mi ispira come artista: adoro “The Far Side Gallery” di Gary Larson. Ha un grande senso dell’umorismo. Quando mi sono trasferita negli Stati Uniti, ho ricevuto un calendario della Far Side Gallery che guardavo ogni giorno. Pensavo che le sue vignette fossero davvero brillanti e adoravo il fatto che mi facevano ridere.
Chi mi ispira nella vita quotidiana: le persone e le situazioni di tutti i giorni sono la mia ispirazione. Magari sto camminando lungo un marciapiede e vedo un fiore elaborato… potrei immaginarlo come uno di quei cappelli eleganti che spesso vengono indossati nelle riunioni formali inglesi. Poi immagino che tipo di animale potrebbe trovarsi con quel cappello a quella riunione, e la storia inizia a svilupparsi.
Come ha influito la sua eredità taiwanese e la sua vita americana nel suo modo di fare arte?
“Credo che essere cresciuta a Taiwan, guardando sempre anime ed essendo immersa nelle storie di tipo grafico abbia giocato un ruolo importante nel mio amore per la creazione di storie figurative nella mia arte attuale. E credo che sia stata la vita americana a insegnarmi a vedere gli animali in modo nuovo. A Taiwan non era così comune trattare gli animali come compagni e persino come membri della famiglia. Dopo essermi trasferita negli Stati Uniti ho iniziato a vedere gli animali come creature complesse con personalità distinte.
Per quanto riguarda la tecnica, l’acquerello era un mezzo più comune a Taiwan – mia madre era un’artista dell’acquerello. Ho iniziato a dipingere ad olio solo quando mi sono trasferita negli Stati Uniti”.
Dove vorrebbe vedere appesi i suoi quadri?
“È già stato un sogno che si è avverato vedere i miei dipinti esposti ai Musei di San Salvatore in Lauro, a Roma, grazie al Gruppo Rainbow. Mi piacerebbe anche vederli appesi nelle collezioni permanenti dei musei, in altre collezioni private e, naturalmente, mi piace sempre vederli sulle pareti delle persone che amano la mia arte”.
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