di Maria Grazia Londrino
Ettore Scola, protagonista indiscusso del cinema italiano, viene celebrato attraverso una mostra con materiale inedito, dal 16 settembre al 23 ottobre, presso il museo Carlo Bilotti e oggi durante la presentazione sono presenti la moglie Gigliola Fantoni, la figlia Silvia e l’attrice Giovanna Ralli.
La mostra Piacere, Ettore Scola è prodotta da Show Eventi con CityFest ed è curata da Marco Dionisi e Nevio De Pascalis, con la media partnership del mensile Ciak.
Foto, video e disegni raccontano la vita professionale e privata del grande cineasta italiano: dall’infanzia a Trevico, paese natìo in provincia di Avellino fino all’ultimo film Che strano chiamarsi Federico (2013), omaggio all’amico e collega Federico Fellini.

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Le sezioni della mostra sono dieci, suddivise in due parti: una cronologica e una tematica. Il percorso espositivo prende le mosse dagli anni dell’infanzia e della formazione a Trevico e nel quartiere Esquilino di Roma, passa poi per gli anni giovanili in cui Scola fu prima vignettista del settimanale umoristico Marc’Aurelio e collaboratore ai testi di varietà sia radiofonici che televisivi della Rai, oltre che sceneggiatore di film comici insieme a Metz e Marchesi o in coppia con Ruggero Maccari, fino all’approdo al cinema d’autore con Pietrangeli e Risi. Si arriva, infine, agli anni della regia, dal 1964, con l’esordio in Se permettete parliamo di donne fino a Che strano chiamarsi Federico.
La parte tematica della mostra analizza il rapporto con attori e collaboratori, ricostruisce l’impegno civile e politico di Scola, rende omaggio alla sua Roma, alla passione per il teatro e a quella, grandissima, per il disegno. Il primo disegno è pubblicato sulla rivista Il Travaso delle idee del 1946, dieci disegni risalgono al periodo trascorso nella redazione del Marc’Aurelio e nelle altre riviste umoristiche dell’epoca, cinque disegni sono dedicati al grande Totò e oltre duecento disegni sono realizzati dall’infanzia fino ai giorni nostri, molti dei quali creati per personaggi, inquadrature e scenografie dei suoi film. Di grande importanza sono le oltre cento istantanee – personali e inedite dello stesso Scola e oltre quattrocento fotografie dei film come Che ora è (1989) con Marcello Mastroianni e Massimo Troisi, e Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa (1968) con Alberto Sordi, Nino Manfredi e Bernard Blier, suo primo grande successo.
Numerosi anche i contributi audiovisivi provenienti dagli archivi dell’Istituto Luce, di Rai Teche, della Cineteca di Bologna, di Aamod, del Centro Cinema Città di Cesena. Fra tutti spicca l’intervista al Maestro realizzata dai curatori della mostra su tutta la sua storia professionale e privata.
In questo viaggio nell’universo narrativo del grande cineasta italiano trovano spazio anche i vinili originali delle colonne sonore di molti dei suoi film e oggetti come la macchinina di legno de La famiglia (1987), la celebre lettera del film Totò, Peppino e la Malafemmina e ancora, la sedia personale da regista di Scola in Che strano chiamarsi Federico. Quest’ultimo film viene ricostruito con tutti i disegni utilizzati da Scola, articoli di giornale, decine di foto di scena e fuori scena e la macchina da scrivere del ’49.
La lunga carriera del regista dona all’esposizione anche tutti i premi vinti: dalle lettere ricevute in occasione delle sue nomination agli Oscar per il miglior film straniero – ben quattro – ai sei David di Donatello, dalla Spiga d’Oro di Valladolid, all’Orso di Berlino, dal Globo d’Oro al premio per il primo posto al Festival Internazionale del Cinema di Mosca.
Durante la presentazione i curatori Dionisi e De Pascalis hanno annunciato, che questa prima mostra monografica dedicata a Scola, approderà anche a Cannes, ma un ringraziamento particolare lo rivolgono alla famiglia Scola, che li ha sempre sostenuti, insieme al protagonista, inizialmente restio sul progetto.
Di forte impatto i commenti di Sergio Castellitto e Ricky Tognazzi, che ricordano il grande regista come un padre, uno scrittore vero oltre che sceneggiatore, un uomo pieno d’umorismo e ironia.