di Anna Astrella

Sono una donna sono la Santa è il racconto di una vita controcorrente, che spiazza, come si capisce già nelle prime pagine in cui Daniela Garnero Santanchè racconta un viaggio in treno, durante il quale, tra lo stupore dei viaggiatori, si mette a lavorare a maglia. Lei è anche questo, è diversa dalla pitonessa descritta da tutti. I primi capitoli (sono 15 in tutto) si concentrano sull’infanzia: padre imprenditore di Cuneo, famiglia poco permissiva e Daniela che a 13 anni, nel 1964, per racimolare i soldi di una vacanza-studio a Londra, va per un mese a raccogliere le fragole svegliandosi alle cinque di mattina. Il racconto prosegue con l’università: Scienze Politiche a Torino, Daniela non si omologa e diventa di destra convinta che “la destra ha colori che non appartengono alla tavolozza dell’ovvio”. Conosce e sposa a 22 anni Paolo Santanchè, chirurgo estetico e inizia a lavorare sul brand Santanchè: “Mi rifece il naso – racconta – e io gli rifeci il cognome”.

Negli anni crea la Dani comunicazione editori che ha iniziato con 7 collaboratori per arrivare ad averne 500. Ha acquistato diversi giornali: uno su tutti Novella 2000, tra i più antichi giornali italiani (fondato nel 1919) che è stato diretto anche da Enzo Biagi!

Daniela Santanchè con Enrico Mentana alla presentazione del libro a Roma

Daniela Santanchè con Enrico Mentana alla presentazione del libro a Roma

Nelle 170 pagine edite da Mondadori si parla molto di amicizia (con Flavio Briatore) e di amore con (Alessandro Sallusti e con il padre di suo figlio Lorenzo).

Non mancano le battaglie politiche: no alle ragazze “usate come bancomat: infili la tessera e invece dei soldi estrai un bambino dal suo utero”; non al burqa che rappresenta il centro del sistema islamico e incarna la schiavitù delle loro donne, un tema centrale nella vita personale e politica della Santanchè.

Il libro si chiude con la Daniela politica convinta sostenitrice di Trump e “del suo modo di porre con nettezza questioni decisive senza paura di suscitare le ironie dei signori del pensiero radical chic”.

Il debutto sulla scena politica – preannunciato da Andreotti Daniela Santanchè lo deve all’amico Ignazio La Russa. Gli ultimi capitoli sono per Berlusconi che nella vita ha fatto cose eccezionali ma che poi, arrivato a Palazzo Chigi, non è riuscito a realizzare quel che aveva in mente, per la capacità della sinistra di “bloccare con catene, ragnatele e impicci chiunque non accetti il suo dominio culturale”.  È convinta che in Berlusconi regnino “genio e sregolatezza”. E i geni vanno accettati. È convinta che non esista il successore di Berlusconi né un dopo Berlusconi, solo lui poteva tenere insieme quella che è “un’aggregazione da panico”.