Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra è una grande mostra che si inserisce in un preciso programma che il Palazzo Reale di Milano dedica all’arte tra fine Ottocento e inizio Novecento.

L’esposizione, a cura di Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in collaborazione con Michel Draguet, presenta per la prima volta in Italia alcuni tra i più significativi capolavori del simbolismo europeo. Spazio innanzitutto a delle icone dell’idea simbolista del mondo: Carezze (L’Arte) la straordinaria donna/ghepardo di Fernand Khnopff; la testa di Orfeo galleggiante sull’acqua di Jean Delville, entrambi provenienti dal Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles. Il percorso espositivo continua con l’enorme opera di Ferdinand Hodler, l’Eletto, dall’Osthaus Museum di Hagen e Il silenzio della foresta di Arnold Böcklin, dalla Galleria Nazionale di Poznan.

In generale si tratta di opere mai viste in Italia che di conseguenza già in questi primi venti giorni di esposizione stanno generando una grande aspettativa fra pubblico e critica.

Ampio l’allestimento: ben 24 sale collocate al piano nobile di Palazzo Reale per far sì che la mostra metta per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a circa un centinaio di dipinti, oltre alla scultura e a un’eccezionale selezione di grafica, tutte opere provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private.

Attraverso 21 sezioni tematiche, il percorso espositivo si svolge poi tra atmosfere e dimensione oniriche: accompagnato dalle poesie di Baudelaire, tratte dalla raccolta I fiori del Male, il visitatore percorre le sale della mostra passando dalle rappresentazioni demoniache di Odillon Redon, alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, al vitalismo di Ferdinand Hodler, al colorismo dei Nabis. Le interpretazioni dell’amore di Giovanni Segantini, l’immaginario divisionista di Gaetano Previati e la magia della decorazione di Galileo Chini rendono conto, tra l’altro, dell’importanza del movimento simbolista in Italia, permettendo così di riscoprire nomi meno conosciuti: Luigi Bonazza, seguace italiano di Klimt, Leo Putz, Giorgio Kienerk e gli scultori Leonardo Bistolfi e Amleto Cataldi. Il percorso espositivo si chiude immergendo lo spettatore nell’atmosfera fantastica delle Mille e una notte, il ciclo decorativo realizzato da Zecchin alla vigilia della Grande Guerra.

Galileo Chini

Galileo Chini – L’Amore, 1919. Livorno – Lucca, 800/900 Artstudio – Studio d’arte dell’Ottocento

Una delle sezioni più scenografiche e apprezzate della mostra è composta dalle sale dedicate alla Biennale del 1907: una straordinaria vetrina di confronto tra l’arte italiana più evoluta, cresciuta anche dal confronto con le grandi mostre della Secessione di Berlino e di Vienna. Giulio Aristide Sartorio è presente con l’imponente ciclo pittorico Il poema della vita umana, realizzato per la Biennale del 1907, la stessa dove venne allestita la famosa Sala dell’Arte del Sogno che ha rappresentato la consacrazione ufficiale del Simbolismo in Italia. Il ciclo di Sartorio è affiancato dall’installazione dell’artista vicentino Alberto Tadiello, il cui intervento sonoro – l’incipit di una composizione musicale ripetuto molte volte in modo sfalsato- crea una nuova esperienza di fruizione artistica.

Sarà possibile visitare la mostra Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra fino al 5 giugno 2016 con i seguenti orari: lunedì 14.30 – 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9:30 – 22:30. Costo del biglietto 12 euro.