di Anna Astrella
Signora indiscussa del palcoscenico e non solo. Anna Galiena è un’attrice di lungo corso che vanta la partecipazione a molte opere teatrali, alcune realizzate a Broadway, tra cui le rivisitazioni di testi di Shakespeare.
Fino al 20 marzo è protagonista, con Enzo De Caro, al teatro Parioli – Peppino De Filippo di Roma di Diamoci del tu. Si tratta di una divertente commedia scritta dal drammaturgo canadese Norm Foster e adattata da Pino Tierno per la regia di Emanuela Giordano. Il testo racconta l’incontro-scontro tra uno scrittore di successo e la sua governante, che gli è accanto da 28 anni. Dopo decenni di “buongiorno” e “buonasera”, di incombenze e comandi quotidiani, si scatena un serratissimo dialogo che provoca risate e curiosità. I due parlano, domandano, rispondono; ma intorno alle parole si consuma un non-detto altrettanto prezioso.
RomArt Gallery ha chiesto a Anna Galiena, alias la governante Lucy di Diamoci del tu, di raccontare il suo rapporto con l’arte.
La nostra è una rivista che si occupa principalmente di arte; per questo vorrei sapere il suo rapporto con questa forma di espressione creativa.
“Il mio rapporto con l’arte è cominciato a due anni e mezzo con un padre che mi portava nei musei. Un rapporto intenso che adesso si è un po’ allentato ma solo per questione di tempo. Comunque ora che sto a Roma finite le prove dello spettacolo ne approfitto per andare al Maxxi o al Macro”.
Ha un pittore o uno scultore preferito?
“Preferisco sicuramente l’arte contemporanea, ma non faccio nomi. Ho con l’arte contemporanea anche un rapporto conflittuale perché mi accorgo che ci sono in esposizione diverse cose orrende”.
E tra i classici?
“Cézanne che non è un classico ma un classicissimo. Qualche anno fa a Vienna di fronte a un suo quadro sono scoppiata a piangere”.
Insomma è una vera intenditrice!
“Diciamo che ho con l’arte un rapporto viscerale. Quando vivevo a Londra frequentavo abitualmente la National Gallery e rimanevo sempre affascinata da un quadro di Paolo Uccello, prima opera del trittico La Battaglia di San Romano, ci passavo delle giornate a guardarlo. Un giorno non l’ho più trovato e ho chiesto ai custodi che fine avesse fatto e mi hanno detto che era nei depositi. Mi hanno accompagnato lì e sono rimasto sbalordita perché quello che è in esposizione non è nemmeno la metà di quello che si trova negli scantinati”.
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