di Anna Astrella
È solo in prestito al cinema Toni Servillo. Il suo amore resta il palcoscenico, non riesce a stare lontano da quelle assi di legno con cui ha condiviso ogni passo della lunga carriera che è iniziata alla scuola del teatro napoletano, nella sua Caserta e che, nel 2005, gli ha regalato il Premio Gassman per la regia di Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De Filippo. Parallelo è l’arrivo sul grande schermo che, comunque, ne ha solo amplificato il successo. Due titoli su tutti a conferma di questo: Il divo di Paolo Sorrentino e, dello stesso regista, il pluripremiato La grande bellezza.
Ma al cinema, dicevamo, Servillo è solo in prestito, ecco perché anche l’ultimo impegno davanti alla macchina da presa, Le confessioni, per la regia di Roberto Andò, cammina di pari passi con gli impegni a teatro. Ultimo ad ospitarlo (15-16 aprile) il San Carlo di Napoli con l’opera in due atti di Igor Stravinsky, l’Oedipus Rex, che si avvale appunto della voce narrante di Toni Servillo e della sapiente direzione di Juraj Valčuha.
Cominciamo allora la nostra chiacchierata proprio con qualche notizia in più su quello che, come sottolinea più volte lo stesso attore, rappresenta il suo “impegno militante”.
Lei si è definito un attore che fa teatro in maniera militante, ci spieghi meglio.
“Spesso vedo colleghi del cinema che si prestano per qualche settimana al palcoscenico e si permettono di definirsi attori teatrali, io su quelle assi ci sto almeno duecentoventi-duecentotrenta giorni l’anno, ecco perché mi sono definito un militante”.
Nel film di Roberto Andò interpreta un monaco certosino, uno dei tre ospiti eccentrici voluti dal direttore del Fondo Monetario Internazionale a un summit dei ministri economici del G8: come ha lavorato per costruire il suo personaggio?
“Ho girato questo film dopo Viva la Libertà, quindi dopo una pausa di tre anni durante i quali mi sono dedicato al teatro. Ne Le Confessioni ho avuto la possibilità di interpretare un personaggio singolare: Salus, un uomo di fede che ha un credo ma che si mostra nel corso del film soprattutto come una persona credibile. E Dio sa quanto ne abbiamo bisogno di persone credibili. Lui oppone ad un mondo di dichiarazioni ufficiali, nel quale si trova improvvisamente coinvolto, una dignitosa renitenza. Salus non dirà mai ciò che non pensa. Quando si viene chiamati a vestire i panni di un eroe positivo, per un attore credo sia eccitante l’occasione di mettere il pubblico in una posizione un po’ più scomoda rispetto a quella proiettata da un eroe negativo, perché in quest’ultimo caso il pubblico è chiamato comodamente a prenderne le distanze. L’eroe positivo, invece, mette in discussione lo spettatore che, spinto ad identificarvisi, è obbligato ad interrogarsi sulla propria integrità, sul modo in cui lui realmente si comporterebbe al suo posto. Sono questi i pensieri che mi hanno orientato nella costruzione del personaggio”.
E nella realtà Toni Servillo si sente esempio o guida per qualcuno?
“Il mestiere dell’attore è un mestiere che si basa sulla trasmissione di quello che si è imparato, da generazione in generazione, ma non sta a me dire se sono una guida o meno per qualcuno. Se qualche giovane me lo riconosce, ne sono onorato, ma non sarò di certo così stupido da confermarlo.”
Comunque cosa si sente di consigliare ai giovani?
“Vorrei invitare a tener duro e alla tenacia i giovani che si avvicino al mestiere di attore perché sono incuriositi e perché pensano che questo lavoro possa servire a qualcosa; invece inviterei a lasciar perdere quelli che semplicemente vogliono esprimere se stessi”.
Lei quindi fa l’attore perché pensa che questo lavoro serva a qualcosa?
“Assolutamente si e in genere spero sempre che uno spettacolo teatrale, un film, o un’opera d’arte possa spingere a riflettere e possa aiutare a capire il mondo”.
A proposito di opere d’arte, sa che RomArt Gallery chiude sempre le sue interviste con un accenno alle preferenze pittoriche o più in generale alle preferenze artistiche, ci dice le sue?
“Come si capisce chiaramente dai miei discorsi ho grande rispetto e amore per l’arte e per la cultura e quindi faccio mia una massima di Francois Bacon di non avventurarmi in ragionamenti astrusi e in campi non miei”.
Lascia un commento