di Anna Astrella
Una mostra quanto mai attuale. Nata dal lavoro di due artisti, Antonio Fraddosio e Claudio Marini, che senza conoscersi hanno riflettuto, ognuno guidato dalle proprie emozioni, su un tema attuale e drammatico: l’immigrazione. Da ciò nasce Salvarsi dal naufragio, un’esposizione dove le visioni diverse e messe a nudo dagli incessanti movimenti di migranti, dalla crisi d’identità europea e dalla minaccia terroristica, dialogano grazie alla mediazione del curatore, Gabriele Simongini.
L’esposizione sarà inaugurata venerdì 6 maggio 2016 presso l’Aranciera di villa Borghese (Museo Carlo Bilotti) e resterà a disposizione di romani e turisti fino al 19 giugno.
Il titolo della mostra si fonda sulla constatazione che a doversi salvare dal naufragio non sono solo i poveri migranti ma anche noi europei colpiti da una profonda crisi morale, arroccati nel cieco egoismo dei singoli nazionalismi e ormai indifferenti perfino a quel rispetto dei minimi diritti umani che ci hanno finora definiti e uniti come europei.
Le opere di Fraddosio e Marini, fra pittura e scultura, riflettono l’evoluzione apocalittica ed emergenziale di eventi e fenomeni inizialmente sottovalutati da tutti, soprattutto dai cosiddetti poteri forti, proprio quelli che hanno dato una spinta determinante a scatenarli. Ecco allora l’inquinamento ambientale planetario, il terrorismo più spietato, gli scontri etnici sempre più violenti e sanguinosi, e soprattutto l’immane afflusso di migranti che non conosce limiti, trasformando il Mediterraneo, come è stato detto, da mare nostrum in mare monstrum. In queste opere c’è scritta in controluce la trascinante ed invincibile forza della vita che spinge i migranti ad attraversare mari su imbarcazioni di fortuna, a scalare muri, a percorrere centinaia di chilometri a piedi col timore fondato di essere respinti.
Il percorso espositivo si snoda attraverso 30 opere che diventano simboli concreti dell’inquietudine odierna le bandiere, chiuse in gabbia, sgualcite, strappate, liquefatte, vessilli in crisi e spogliati di qualsiasi retorica celebrativa. Ecco allora, nell’inquieto sommovimento materico che unisce i due artisti, opere come La Bandiera nera nella gabbia sospesa, Le onde nere o i dodici pannelli de L’isola nera di Fraddosio, oppure le bandiere nere (Iraq, Italia, Usa, Siria, ecc.), Zona Pericolo, il ciclo Mediterraneo di Marini.
“Con Le onde nere – chiarisce Simongini – un’opera realizzata in fibro-legno modellato, cemento, catrame ed asfalto liquido Fraddosio crea un organismo plastico colmo di forza archetipa e di vitalità pulsante, destinata nella sua inquietante fluidità ad avvolgere e quasi a travolgere lo spettatore. Invece il ciclo Mediterraneo di Marini – conclude il curatore – dedicato ai migranti con il recupero di oggetti trovati sulla battigia ha una perfetta identificazione di tecnica e contenuto, un’osmosi strettissima e profonda fra formalizzazione materica e sostanza d’impegno etico”.
Entrambi gli artisti gravitano nell’orbita artistica capitolina: Fraddosio di origini pugliesi vive e lavora tra Roma e Tuscania; nel 2011 è stato invitato nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia, proprio con l’opera ospitata al museo Bilotti, La Bandiera nera nella gabbia sospesa. Claudio Marini, invece, vive e lavora a Velletri e nel 1982 ha partecipato alla XL Biennale di Venezia.
La mostra, a ingresso libero, è aperta a maggio dal martedì al venerdì dalle 10 alle 16, e a giugno dalle 13 alle 19; il sabato e la domenica, sempre, dalle 10 alle 19.
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