di Anna Astrella
L’ultimo libro di Mario Giordano, pubblicato a marzo con Mondadori, è un’ottima inchiesta fatta incrociando i dati delle Camere di Commercio e delle Prefetture. È un viaggio allucinante in un sistema che, da Nord a Sud, ha trasformato “l’emergenza in una mangiatoia, la disperazione in una grande industria, le sofferenze altrui in una mucca da mungere”.
Profugopoli è la storia dei modi più incredibili di improvvisarsi centri di accoglienza per spartirsi la “grande torta” che nasce dal rimborso (35 euro al giorno) che le strutture ricevono dallo Stato.
Dopo la dedica che Giordano fa a sua mamma e a tutti i “volontari perbene” che, come lei, si occupano disinteressatamente dei profughi, il direttore del Tg 4 inizia una dettagliata carrellata di quanti si sono tuffati sul business dei migranti: si parte con gli avventurieri improvvisati come l’associazione folkloristica Sicilia Bedda, specializzata in tarantella, che vicino Trapani si trova a gestire uno dei 5 centri di accoglienza stranieri. O la cooperativa Villa Sallus, guidata da un imprenditore turistico, che avendo preso in affidamento 94 profughi dalla Prefettura e non trovando locali per ospitali li aveva fatti dormire in un night club di Ragusa. O ancora un imprenditore napoletano che partecipa a un maxi bando per l’accoglienza di 1280 profughi, un affare da 10 milioni di euro, con una scuola paritaria per il turismo e per gli odontotecnici.
Il libro, insomma, raccoglie i profili più disparati: dalla multinazionale francese dell’energia, a un dj e non mancano gli “imprenditori strutturati “che si sono lanciati su questa “grande torta”. Una su tutti la bocconiana “Lady Finanza”, presidente di Assofinance, l’associazione dei consulenti finanziari che per i profughi ha aperto la società Garbata Accoglienza alla quale, 12 giorni dopo l’apertura (luglio 2015), la procura di Cremona affida 43 profughi. Cinque mesi dopo la società riceve 231.000 euro, cioè oltre 45.000 euro al mese, per gli immigrati che Lady Finanza ha provveduto a sistemare in una palazzina a Chieve, che, dopo aver costruito, non era riuscita a vendere.
Ci sono poi i “Re Mida mascherati da volontari”, le cooperative vere e proprie. Di questo gruppo fanno parte i 2 “Giganti della Brianza”. La prefettura mette a bando 8.853.834 euro per la gestione degli immigrati e loro si aggiudicano il 98% dei soldi.
Va detto che, in base ai progetti presentati, è Roma il Comune che ha ricevuto più finanziamenti con i fondi per i migranti. Dell’Urbe si parla nel capitolo dedicato agli “sfruttatori conclamati”, cioè individuati e ritenuti tali da inchieste della magistratura. La prima struttura è la Domus Caritatis, una delle cooperative cattoliche coinvolte in Mafia Capitale, fondata nel Cinquecento da Pio V e rilanciata dal cardinal Ruini negli anni Novanta. A controllarla di fatto è La Cascina, il colosso di Comunione e Liberazione (7600 dipendenti, fatturato annuo 364 milioni di euro) che di fatto la controlla.La Domus Caritatis a Roma fra il 2011 e il 2013 è arrivata a gestire 1000 profughi e il fatturato è così cresciuto del 300%.
Dopo le cooperative romane, il libro si chiude con “l’appello ai lettori”: oltre alla partita dei migranti ce ne un’altra più complessa legata alla sopravvivenza della nostra cultura e nostra. Su quest’ultima spesso giriamo la faccia dall’altra parte e abbiamo reazione troppo debole, “molliccia” di fronte alle minacce dell’Isis. Primo errore da non fare è colpevolizzarci: i terroristi non sono integrati perché non si vogliono integrare. Secondo è annullare la nostra cultura. E infatti non facciamo il presepe e nascondiamo le statue del Campidoglio. I terroristi li stiamo facendo entrare tra di noi – conclude Giordano – e certo non per buon cuore ma per bramosia di denaro, come questo libro dimostra ampiamente.
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