di Anna Astrella
È un ingegnere sui generis Mario Bottiglieri. Ama profondamente il disegno e la pittura. Forse per la sua formazione classica. Certo è che a questa sua passione si è sempre dedicato, fin dagli anni dell’università. Spazio quindi al disegno a matita, alla tempera, all’olio, all’acrilico, fino ai pastelli ad olio. Con un’unica condizione necessaria: sperimentare qualcosa di nuovo in ogni tecnica artistica. Con i pastelli ad olio su cartoncino telato è amore a prima vista.
“Nell’atmosfera rarefatta delle sue opere – precisa il critico d’arte Mara Ferloni – si coglie il significato di un linguaggio dai timbri tonali molto personali, che raccontano in poesia campi di lavanda, scorci di Roma e canali di Venezia.”
La prima mostra risale al 2005: I colori dell’anima, a piazza del Plebiscito, presso il Circolo Ufficiali Esercito di Napoli; seguono numerose esposizioni in diverse gallerie della Capitale e la mostra Ponte e colori a Venezia.
“Quando dipingo – racconta l’artista – ho la sensazione di entrare in una dimensione ‘onirica’ in cui posso dare forma alle sensazioni ed ai sentimenti più remoti. Ed è proprio questo che cerco di esprimere e di racchiudere nei miei quadri: catturare emozioni….le mie emozioni, che vorrei trasmettere a chi vede le mie opere e la gioia di poter dare forma a quello che sento dentro”.
Ultima esposizione, in ordine temporale, Quadri in rima, la mostra-concorso della Tornatora Art Gallery a cui Mario Bottiglieri partecipa nel marzo 2018 con un omaggio pittorico-letterario a Monet classificandosi al secondo posto.
“Dopo un viaggio, l’estate scorsa, in Normandia, nei posti dove ha vissuto ed ha dipinto Claude Monet – racconta Bottiglieri –, ho avuto come una rinascita artistica, che mi ha portato a sviluppare anche altre forme di arte: la prosa (ho in mente un progetto letterario, cui sto dando, piano piano, forma) e soprattutto la Poesia. Mi piace giocare con le parole e dare alla luce composizioni colorate che mi consentono di far emergere quello che sento dentro”.
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